martedì 22 settembre 2015

Io e Me stessa. Breve storia sull'amicizia.

Stavolta non riesco proprio a capire da dove cominciare.
Forse posso cominciare da me stessa. Io e me stessa.
Io e me stessa siamo a volte diverse, a volte la pensiamo allo stesso modo.
Io e me stessa abbiamo tanti difetti, troppi.
Io e me stessa abbiamo però anche dei pregi.
Siamo quasi sicure che uno di questi pregi sia la sincerità, la sincerità affettiva.
"Quasi" perchè io e me stessa dubitiamo sempre dei nostri pensieri.
La tristezza è scivolata sotto la porta in questi giorni, è entrata insieme al vento dalla finestra, insinuata dalle fessure nel muro.
Io e me stessa eravamo molto tristi questi giorni, perchè abbiamo osservato tutto quello che accadeva lontano, quello che accadeva senza che nessuno si ricordasse di noi.
E questa piccola stanza si è riempita in fretta, pensieri su pensieri hanno affollato questo cubo bianco.
E abbiamo riflettuto a lungo sull'amicizia.
Sull'amicizia quella vera, quella che non si dimentica, quella in cui si cerca di chiarire, in cui si cerca di spiegare, di rimediare a tutto. Quella che è sempre presente nei momenti importanti. Quella che evidentemente non era.
Quella per cui probabilmente abbiamo già pianto troppe lacrime.
Io e me stessa siamo stanche adesso, facciamo un inchino, solleviamo il cappello e usciamo dalla scena.




venerdì 1 novembre 2013

"Il suono azzurro"

Mille voci di violino nella mia testa. 
Alcune stonate, alcune dolci.
Il vento porta via un po' di cielo grigio.
Lascia una scia di azzurro dietro di sè, una nota incantata.
La testa tra le mani.
Difficile riuscire a spiegarsi, difficile fare chiarezza.
Si risale in superficie lentamente, qualche mano amica ti aiuta, giunge in aiuto con parole dolci come caramelle, con parole allettanti come futuro.
Grazie a tutte queste mani. 
Alle mani delle mie sorelle, quelle riservate e misteriose, quelle belle e mai ferme, dalle quali parole poetiche sgorgano senza sosta, quelle che invece ti irritano però poi sanno quando è il momento di aiutare.
Alle mani dei miei amici, quelle mani sempre pronte, lì dietro l'angolo, con uno sguardo e una risata, quelle con cui puoi essere te stessa.
Alle mani che ti fanno sperare, pensare che dietro l'angolo potrebbe esserci un tesoro.

Il suono azzurro- Vasilij Kandinskij  


Le voci di violino continuano, si annodano e si confondono tra loro, tra i ricordi, l'adesso e il ciò che sarà.
Come una sinfonia di mille colori lascio spazio alla storia che sarà.

lunedì 28 ottobre 2013

Cavalli a dondolo.



Quante mani sfioriamo.
Quanti occhi incrociamo.
Quanti ne dimentichiamo.

Scivolano fuori dalla nostra mente,
una pioggia lenta e infinita.
Scivolano dai ricordi,
incaute gocce su un vetro.

Altre mani.
Altri occhi.
Altri scivoli per i nostri ricordi.
Altalene di giochi presto dimenticati.

Altre giostre su cui salire,
perdersi,
e poi scendere.

 

martedì 30 luglio 2013

"E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto."


Non ci rendiamo mai le cose facili, per riuscire a riassorbire le ferite dobbiamo far passare molto tempo, la rabbia svanisce in fretta, rimane la nostalgia però. La nostalgia di un bacio, una carezza, un qualcosa che hai vissuto e che ora è solo un ricordo premuto troppo a fondo nella pelle. Perché non è con il bacio di un altro che si rimargina la mia pelle, non è con qualche mano sconosciuta che mi accarezza la guancia che si rimarginano affetti perduti. Tutto ciò che ho è un ricordo che adesso non so quasi più distinguere dall’immaginazione. Tutto ciò che ho sono me stessa, queste miei piedi, le mie gambe, le mie braccia, le mie mani,la mia testa, e non che questo sia male, ma è come se qualcuno mi avesse derubato di una parte di me, che non sono né i miei piedi, né le mie gambe, né le mie braccia, né le mie mani, né la mia testa, è qualcosa impossibile da toccare, è la traccia che lasci passando da qualche parte, entrando nella vita di qualcuno, sono le parole che gli hai detto, tutte, e sono tante, vengono dimenticate, soffiate via da chi le possedeva e ti senti perduto. Dove sarà adesso la mia traccia? Sarà volata sotto un sasso? Tra le foglie di un cespuglio? Vorrei custodirla di nuovo con me. Vorrei di nuovo tutte quelle parole che ho detto. E desidero dirne tante ancora. Come mi manca quel parlare, di tutto, di ogni più intimo pensiero. E non desidero altro. 
Intanto ascolto questa musica che sa di un tempo pieno di passione, guardo questa luce che entra dalla finestra e mi rigenero lentamente.



giovedì 6 giugno 2013

Naïf.


E un’altra giornata è passata.

Il cielo era azzurro, lo è ancora adesso un po’.

Posso dire di essere serena, nonostante il tempo contatissimo, mille cose da fare, un traguardo che si avvicina sempre più velocemente, e la certezza di aver fatto scelte sbagliate.

Le persone che ho lasciato indietro, sono dove devono essere però. Nel passato.

Nel mio presente non le voglio più.

Non voglio più con me persone che fingono di portare rispetto e, alla prima occasione, per farsi belli con gli amici, profanano tutto ciò che c’era stato, riducendo in polvere un anno che ho creduto importante.

Non voglio più accanto persone false, quelle che ti salutano in modo affettuoso, addirittura ti fanno domande fingendosi interessate alla tua vita e dietro sparlano.

Siamo animali. 


mercoledì 22 maggio 2013

Con i piedi nell'acqua.



È stato un acquazzone violento. Ha cominciato piano piano a battere sul vetro della mia finestra.
L’ho ascoltato diventare sempre più forte.
È finito ora, ma ha lasciato dietro di se una scia di pozzanghere sporche.
Inevitabilmente lascia il segno, non si può evitare.
Ci passano tutti sopra a quelle pozzanghere, come se fossero invisibili.
Tutti indifferenti, con il naso in aria ad ammirare solo il proprio importante mondo.
Una mano mi stringe lo stomaco, l’indifferenza è la cosa più brutta che si possa respirare.
Ho bisogno di gettare i miei pensieri maledetti su questo foglio, ho bisogno di buttarli via.
Ho voglia di non ricordare più nulla.
Vorrei che l’indifferenza non l’avesse colto in modo così spietato, ma l’ha fatto, è bastato un battito di palpebre e davanti c’era già un’altra pioggia. Non un pensiero rivolto a chi c’è stato un battito prima.
Mi si chiude la gola solo a pensarci. Getto indietro le lacrime, che torneranno la notte sottoforma di incubi.
I suoi piedi non si accorgeranno mai di essere dentro quell’acqua sporca.
E se mai dovesse vedere continuerà comunque a calpestarla.


sabato 18 maggio 2013

Valzer lento con me stessa.



Lentamente scivola via un pensiero.
Lo guardo lontano, sconosciuto.

Lentamente si muove nuova vita,
quella che credevo oscura.

Lentamente si aprono le palpebre
sulla verità di ciò che è stato.

Impression Soleil levant, Claude Monet 1872